Sai che da oggi puoi concretamente riforestare, proteggere la biodiversità, difendere gli alberi e le foreste, ricostruire interi ecosistemi e combattere l’inquinamento sfogliando una rivista?

Tutto questo è possibile solo se la rivista di cui stiamo parlando è SIMBIOSI.

Simbiosi è la prima rivista che mentre ti informa, dà vita a nuove foreste ed ecosistemi.

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Ti chiederai come sia possibile, ne sono certo. Presto detto: Simbiosi è l’organo ufficiale del progetto Nuove Antiche Foreste che ha come obiettivo la riforestazione della pianura Padana, cercando di ricostituire in quante più aree possibili l’antica foresta planiziale, ormai quasi totalmente scomparsa.
Di questo ti parlerò approfonditamente tra poco.

Simbiosi: la prima rivista che dà vita a nuove foreste ed ecosistemi, in Italia.

Una comunità però per essere forte ha bisogno di essere costantemente informata: per questo motivo nasce il nostro magazine, supportato da un gruppo Facebook, “Aspis Club – Simbiosi Magazine”, e dal sito ufficiale www.simbiosimagazine.it.

La rivista trimestrale SIMBIOSI, un magazine esclusivo e differente da tutto ciò che esiste al momento in commercio.

Entriamo nel dettaglio. Simbiosi è una rivista trimestrale multimediale che tratta specifici argomenti inerenti alla Natura.
Oltre 200 pagine di scoperte e meraviglia.

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Simbiosi è una rivista online? 

Anche. Avrai la tua copia digitale, ma avrai anche a casa tua la copia in carta riciclata 100%. Riteniamo che un prodotto così meriti di essere sfogliato, toccato, annusato e che meriti di essere collezionato.

Perché multimediale? 

Il magazine è cosparso di QR-code, così che durante la lettura tu possa scansionarli con il tuo smartphone ed accedere a contenuti aggiuntivi: siti, portali, documenti, approfondimenti, musica. Si, so che lo stai pensando: hai ragione, è una figata.

Che argomenti tratta? 

SIMBIOSI è suddivisa in tre grandi filoni: didattico-educativo (botanica, zoologia, studio degli habitat ecc.), divulgativo (progressi del progetto NAF, inchieste e temi di attualità come il taglio dei boschi e degli alberi, il depauperamento della biodiversità ecc.) e artistico/filosofico (rapporto uomo e Natura, il linguaggio dell’uomo e il suo legame con la foresta, arte e pittura ecc.).
In allegato alla rivista, SIMBIOSI ART, la Natura attraverso l’arte, in cui, ad ogni uscita, un artista e un fotografo raccontano il proprio modo di vedere le meraviglie del nostro pianeta: impareremo a conoscere fotografi e artisti meravigliosi, a conoscere il loro io e ciò che li lega alla Natura. Un ulteriore allegato alla rivista è SIMBIOSI KIDS, che mostra la Natura attraverso gli occhi dei bambini, a cura di EducatioNest, scuola bilingue di stampo Reggio Children: un progetto 0-8 anni.

Se la rivista non dovesse piacermi?

Tranquillo, in caso la rivista non dovesse piacerti e non volessi più aderire al progetto potrai disdire il tuo abbonamento, nessun rischio per te.
Entro 15 giorni dall’uscita del magazine scrivimi se vuoi disdire, ti restituisco il versato e ti puoi anche tenere il primo numero!

Basta scrivere a pietro@aspisclub.com o mandare un WhatsApp al 3275342460.

Sarà mia cura risolvere il tuo problema.

Devo dire che la rivista nasce come idea per diffondere il progetto NAF, ma man mano che con la redazione ci lavoravamo, diventava sempre più un prodotto di valore. Hanno iniziato ad aderire grandi penne come il prof. Gianluca Piovesan, scopritore dei più antichi alberi d’Europa, il prof. Franco Tassi, direttore del parco d’Abruzzo per più di trent’anni, il prof. Francesco Benozzo, dell’Università di Bologna, famosissimo filologo e Candidato 5 volte al Nobel per la poesia, il prof. Alessandro Chiarucci dell’università di Bologna, il prof. Gianfranco Caoduro, naturalista e presidente della World Biodiversity Association onlus, i medici di ISDE Italia e tanti altri. Si sono poi aggiunti tantissimi altri nomi come il prof. Franco Pedrotti, forse il più grande botanico vivente, il prof Bartolomeo Schirone, unico docente in Italia di restauro forestale e molti altri. Da semplice rivista divulgativa è diventata un prodotto diverso da tutti gli altri, che unisce contenuti di altissimo livello a scatti dei migliori fotografi naturalisti del panorama italiano.

Lo dico con estremo orgoglio: il progetto NAF ha unito tante menti brillanti e capaci in questa rivista unica. Di cosa parliamo?

  • Biodiversità
  • Alberi monumentali
  • Foreste vetuste
  • Zoologia
  • Botanica
  • Conoscere gli habitat
  • Apicoltura
  • Bushcraft e vita nei boschi
  • Ecosofia
  • Riserve naturali
  • TUFF e saccheggio delle foreste
  • Entomologia
  • Storie e racconti di natura
  • Salute e ambiente
  • Come salvare boschi e alberi dal taglio selvaggio

e molto altro…

Che valore può avere per te tutto questo? 
Quanto saresti disposto a pagare per costruire interi ecosistemi e foreste in Pianura Padana, per combattere l’inquinamento, mitigare l’effetto serra e l’aumento di carbonio nell’aria, il tutto dalla tua poltrona mentre leggi una rivista unica nel suo genere? Quanto saresti disposto a spendere per un futuro migliore per te, per i tuoi figli, la tua famiglia, i tuoi amici?
Bene, in realtà costa sicuramente molto meno di quello che pensi in questo momento.
Se ti dicessi che puoi accedere anche con il costo di una pizza al mese? Sei disposto a rinunciare a una pizza al mese per avere tutto questo?
Scegli ORA il tuo abbonamento a Simbiosi e accedi a t-shirt esclusive, grafiche accattivanti, contenuti unici e adotta sempre più metri di terreno in fase di rewilding. Agisci subito, inizia adesso a riforestare!
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Ti spiegherò davvero come possiamo fare, tu e io, insieme a cambiare le cose. Ma facciamo un passo indietro.

Sono più di ottantamila (dato ISTAT sul 2018) le persone ogni anno che muoiono precocemente per cause riconducibili all’inquinamento.  Ogni giorno le città della pianura Padana lottano per non superare i limiti di inquinamento consentiti dalla legge, perdendo inesorabilmente questa battaglia la maggior parte delle volte. Pensa che solo Modena a fine febbraio di quest’anno aveva sforato il numero totale di giornate consentito per l’intero anno.
A fine febbraio.

Sia per la conformazione del territorio, chiuso dalle Alpi da una parte e dagli Appennini dall’altra, sia per la forte vocazione industriale e produttiva, la Pianura Padana ha in inquinamento altissimo, che con i venti viene portato anche nelle altre regioni italiane e in tutta Europa.

Ma le cause non sono solo queste:

La Pianura un tempo era coperta da una immensa verde foresta, piena di stagni e corsi d’acqua, un ambiente talmente ricco di biodiversità che a stento noi oggi possiamo immaginarlo. Nel corso dei secoli, con l’aumentare delle esigenze dell’uomo le foreste sono state piano piano fagocitate, tagliate, bruciate come carta velina.

Man mano che i tempi passavano, l’uomo ha tagliato e tagliato, per far spazio all’agricoltura prima e alle città industriali dopo.

Immagina la differenza. Chiudi gli occhi e “senti” quanto diversa potrebbe essere l’aria respirata in una zona industriale da quella respirata in un bosco centenario. Questo è quello che abbiamo fatto alla nostra terra, alla nostra salute, nel nome del progresso e delle comodità.

Ovviamente non ti dico che dovremo rinunciare a tutto, ma dobbiamo porre rimedio a questa situazione e trovare un equilibrio. E soprattutto non perdere altro tempo, dobbiamo agire SUBITO.

Mai è stato chiaro come adesso che non abbiamo più tempo, non possiamo procrastinare oltre. Perché? Per molti motivi, il primo riguarda la salute.

Sai che molti scienziati ritengono che il Covid-19 sia stato causato proprio dalla perdita di biodiversità e di foreste e che venga canalizzato dall’inquinamento?

Un report del WWF dal titolo «Pandemie, l’effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi» appena pubblicato spiega in modo esaustivo come la pandemia in atto sia da ascriversi a pratiche scellerate dell’essere umano: deforestazione, inquinamento e visione antropocentrica del mondo.

Te lo spiego in breve. Hai mai sentito parlare del pangolino?

Forse non tutti lo conoscono, soprattutto alle nostre latitudini, ma questo mammifero insettivoro che ha il corpo ricoperto da scaglie che assomigliano ad una corazza da samurai, è una delle specie più a rischio che esistano. Tutte le sue otto varianti sono considerate in via di estinzione dallo IUCN, l’Unione internazionale per la conservazione della natura, e la ragione di questo è da ricercare nel commercio illegale. Antiche credenze hanno fatto diventare questo curioso animaletto un ricercatissimo (e redditizio) oggetto del desiderio, sulla base della credenza antiscientifica che le sue scaglie e la sua carne possano avere miracolosi poteri taumaturgici e afrodisiaci.

Che c’entra dunque il pangolino? Secondo alcuni studi potrebbe essere stato proprio lui la specie «ospite» che ha consentito il transito del coronavirus dal pipistrello all’uomo.

Non tutti gli studi sono concordi sul ruolo del pangolino come vettore, gli italiani dell’Università Campus Bio-Medico di Roma tendono per esempio a scagionarlo. Ma sono state trovate corrispondenze tra il genoma del virus Sars-Cov-2 e quelle dei pangolini comprese tra l’85,5 e il 92,4% degli esemplari esaminati. E anche qualora non fosse lui il «taxi» che ha consentito il passaggio dal pipistrello all’uomo — il cosiddetto spillover raccontato anche nell’omonimo libro del 2012 di David Quammen — quello su cui tutti non hanno dubbi è il fatto che vi sia stato un transito della malattia dagli animali alla nostra specie e che questo sia avvenuto in ambiente urbano. Un passaggio che, sottolinea un report del Wwf è strettamente legato ai mutamenti di clima e ambiente causati dall’azione dell’uomo.

Il vaccino c’è già: le foreste!

La tesi è molto semplice: le principali epidemie degli ultimi anni — Ebola, Sars, Mers, influenza aviaria o suina ma anche l’Hiv che causa l’Aids — sono di origine animale. E ad influire la loro diffusione è stata la riduzione delle barriere naturali che per secoli hanno creato un argine al contagio. Le foreste, per esempio, sono sempre state custodi di una vastissima biodiversità e la presenza contemporanea di tante specie animali differenti ha messo i virus di fronte al cosiddetto «effetto diluizione»: avendo la probabilità di attaccare anche specie non ricettive, i virus non trovano un ambiente fertile in cui propagarsi e di conseguenza si bloccano, si indeboliscono, si estinguono. La deforestazione finalizzata alla creazione di pascoli, alla produzione di legname e carta o all’avanzata delle aree urbane ha di fatto cancellato parte di questo «gregge» multiforme e multi-specie che come una sorta di prima linea permetteva di mantenere una maggiore distanza tra i virus che potremmo definire «selvatici» e l’essere umano.

Come se tutto ciò non bastasse, sempre l’uomo ha pensato bene di catturare specie animali selvatiche non solo per farne cibo ma anche per la realizzazione di unguenti, pozioni e prodotti derivanti da varie parti dei loro corpi. Del resto, sembra ormai assodato che l’origine dell’attuale coronavirus sia da ricercare nel mercato di animali vivi di Wuhan, uno dei tanti «wet market» cinesi in cui la fauna anche selvatica viene esposta viva e poi macellata al momento (il motivo è spesso la mancanza di frigoriferi o congelatori, che impedisce di mettere in vendita animali già morti).

In questo modo si realizza uno spargimento di sangue che favorisce la trasmissione del virus da specie a specie. In ogni caso, che l’ospite sia stato il pangolino o che il contagio sia avvenuto direttamente tra pipistrello e uomo attraverso il sangue poco cambia: il dato di fatto è che all’origine del probabile contagio iniziale ci sono la deforestazione e lo sfruttamento.

Questo è uno dei motivi principali per cui è necessario preservare la biodiversità e per quanto possibile aumentarla in tutti gli ambienti in cui si sta appiattendo.

Eventi e pandemie come questo potrebbero essere sempre più frequenti in futuro.

Se vuoi fare qualcosa per te, per la tua famiglia, i tuoi figli, i tuoi amici, i tuoi colleghi e aiutare la Natura, se vuoi contribuire a ridurre eventi come quello in corso, allora puoi aderire alla nostra community, aiutandoci a dare vita a nuove foreste ed ecosistemi.

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Credo con tutto me stesso che una delle soluzioni a questo problema sia ovviamente la riforestazione. Se continui a leggere ti spiego nel dettaglio come funziona il progetto NAF e come sia completamente diverso dagli altri.

Devo fare una premessa doverosa, di certo te l’ho già detto anche in un mio recente video, ma è il punto più importante in assoluto, il pensiero su cui si basa il progetto e su cui si dovrebbero basare tutti i pensieri politici ed economici delle istituzioni.

IL BOSCO è MOLTO DI PIÙ DELLA SOMMA DEGLI ALBERI CHE LO COMPONGONO.

Sembra un pensiero controintuitivo, in realtà se andiamo più a fondo salta subito agli occhi l’ovvietà di questa cosa. Entrando in un bosco cosa vedi?

Chiudi gli occhi, respira. Immagina di entrare nel bosco, camminando su un tappeto di foglie, terra, muschio. Inali l’aria pulita della foresta, senti gli uccelli cantare, una rana in lontananza gracidare, una cicala cantare. Passi accanto a fiori colorati e funghi dai cappelli lisci. Vedi? C’è molto di più degli alberi. Certo, questi sono la presenza più “forte”, ma non certo l’unica. Bosco è un nome collettivo che indica sì gli alberi, ma anche funghi, muschi, licheni, uccelli, mammiferi, rettili, insetti. Il bosco è una grande forma di vita pulsante composta da tanti elementi che vivono in simbiosi l’uno con l’altro e in cui l’unico estraneo è l’uomo moderno. 

Quando invece pensiamo a un pioppeto o a uno di quei “boschi urbani” che tanto vanno di moda adesso nelle città, non vediamo nulla di tutto questo. Non vi è vitalità in quelle file ordinate di alberelli, spesso della stessa specie. Quelli sono “allevamenti di legno” adatti a essere utilizzati per carta o mobili nel caso dei pioppeti, e per mitigare le coscienze degli amministratori nel caso delle piantagioni urbane. Certo, questi alberi creeranno ossigeno e mitigheranno temperature e carbonio nell’aria, ma non saranno mai un bosco e non espleteranno mai tutte le funzioni di cui abbiamo parlato.

Questa è la vera differenza tra visione del bosco antropocentrica e biocentrica.

Ci sono molte aziende che propongono progetti di riforestazione. A molti ho aderito anch’io in passato. Sono certo che avrai incontrato una di queste realtà (alcune sono italiane) che sfoggiano numeri di alberi piantati impressionanti, con siti ricchi di foto di foreste vergini, montagne laghi e cascate. Poi analizzi e ti rendi conto che gli alberi piantati sono alberi nella maggior parte dei casi da frutto, che verranno piantati in filari e gestiti per quello che sono: alberi da produzione, quindi potati, tenuti piccoli, magari concimati e trattati con agenti chimici, spesso dall’altro capo del Mondo.

Ed è così che la frase roboante:” abbiamo piantato un milione di alberi” perde significato alla luce di tutto quello che ci siamo detti.

Piantare alberi senza un pensiero biologico ad ampia visione non risolve i problemi.

Creare allevamenti di alberi che dopo dieci/quindici anni vengono tagliati per utilizzarne il legno o perché cala la produzione non è una soluzione. Stiamo solo finanziando una azienda agricola. Niente di male in questo, ma riforestare è tutt’altra cosa.

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Nuove Antiche Foreste (NAF): la soluzione

Dopo tanto studio, confronto con scienziati, biologi, ecologi vegetali, zoologi, forestali, botanici, nasce il progetto Nuove Antiche Foreste, rispettando tutti i criteri di riforestazione di cui abbiamo parlato, ideato da Aspis e gestito dall’associazione Città di Smeraldo Aps.

La soluzione ai problemi di inquinamento, salute umana, perdita di biodiversità è una riforestazione vera, ragionata, ad ampio pensiero, in cui l’uomo fa un passo indietro, con coscienza biocentrica, non più antropocentrica.

NAF si propone di ricostituire parti dell’antica foresta planiziale ormai sparita, in pianura Padana, tramutando appunto in bosco attraverso un percorso di rewilding terreni antropizzati, sia agricoli, che urbani.

Nelle città il progetto assume ancora una ulteriore connotazione: riconvertire terreni, magari asfaltati, in terreni permeabili oltre che diminuire le temperature e anidride carbonica, aiuta a evitare le alluvioni.

NAF è una soluzione che segue i ritmi della Natura, aiutando l’uomo a comprenderne i cicli e le necessità.

Come funziona NAF?

Il sistema NAF si suddivide in quattro fasi ben distinte:

Fase 1: è il cosiddetto “rewilding”: il terreno antropizzato si inselvatichisce naturalmente, evolvendo verso una fase di prato stabile. In questo stadio viene effettuato un solo taglio dell’erba, dopo che le piante sono andate a seme. Contestualmente inizia la semina di specie erbacee e striscianti. Il tempo stimato per questa fase è di almeno un anno.

Fase 2: si iniziano a piantare sia gli arbusti che gli alberi ad alto fusto, che inizieranno a crescere e a prendere possesso dei propri spazi (occorrono circa due anni).

Fase 3: gli alberi ad alto fusto cominciano a emergere, si va sempre di più verso una fase boschiva. Altri due/cinque anni vanno dedicati a questa fase.

Fase 4: il bosco diventa maturo, ovvero un ecosistema complesso. Per questa fase occorrono ulteriori quindici/venti anni.

Perché il processo vada a buon fine, servono pazienza e desiderio di seguire passo a passo i ritmi della Natura nel loro lento dispiegarsi.
Sai da dove vengono le piante che metteremo a dimora nei terreni adibiti al progetto?
Presta attenzione perché qui ti presento il vero fiore all’occhiello di NAF.

Il Nido dei Patriarchi: la nursery degli alberi ultracentenari

Il Nido è un piccolo vivaio dove riproduciamo semi, ghiande e talee degli alberi monumentali presenti nelle zone interessate dal progetto. Questo significa utilizzare il miglior patrimonio genetico possibile, crescendo con amore e dedizione i “figli” di quegli enormi alberi pluricentenari che hanno superato ogni tipo di difficoltà: per questo il “Nido dei Patriarchi” è quello che consideriamo la parte forse più importante di NAF, dove tutto nasce e dove mettiamo le basi più solide per il nostro percorso.

Ora, alla luce di tutto questo, capisci il perché del nome “Nuove Antiche Foreste”? Sono nuove, certamente, ma le radici sono antiche proprio come gli enormi e antichi alberi da cui nascono.

Insieme possiamo creare qualcosa di straordinario. Qualcosa di mai visto prima.

Per sostenere questo progetto ambizioso nasce Simbiosi Magazine.

Sempre di più sono le richieste di aiuto di tante persone che hanno terreni e vogliono una mano per far sì che diventino veri e propri polmoni verdi.

Aspis Club è la nostra community ed è qui per questo. Diamo vita a nuove foreste su terreni antropizzati.

Abbonati ora ed entra a far parte dell’Aspis Club! Sarai un vero difensore della Natura e farai qualcosa di concreto e intelligente per riforestare.

Con l’abbonamento a Simbiosi potrai avere l’esclusiva t-shirt WildHawke, creata apposta per i membri del club.

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